mercoledì 21 marzo 2018

Aston Martin DB7 : La figlia del giaguaro


Fino alla metà degli anni '90 le autovetture sportive prodotte dalla britannica Aston Martin si erano sempre distinte per un design massiccio e squadrato che le faceva apparire alquanto possenti rispetto alle concorrenti.
Tale scelta stilistica venne messa in soffitta nel 1994 per un caso fortuito che avrebbe cambiato permanentemente lo stile delle vetture prodotte dalla casa di Gaydon.

In quel periodo la casa inglese era sotto il controllo combinato della Ford e della Jaguar e quest'ultima stava cercando nuove soluzioni stilistiche per la sua nuova XJ41. Il progetto, portato aventi dal designer Keith Helfet, incontro però le resistenze della fabbrica statunitense che diede ordine di abortire il progetto.

Non tutto andò perduto, in quanto il progetto venne successivamente ripreso da Ian Callum per lo sviluppo di quella che sarebbe diventata la coupè che avrebbe dovuto sostituire in listino la Aston Martin Virage.

Tale mezzo, denominato DB7, venne basato sul pianale della Jaguar XJS e come unità propulsiva venne fornito di un motore 3.2 dalla potenza di 340 cv con coppia di 490 Nm gestito da un cambio manuale a cinque rapporti. Preparato appositamente dalla Tom Walkinshaw Racing per conto della Aston Martin, il propulsore assicurava un accelerazione da 0 a 100 km/h in 5,7 secondi con una velocità massima di 266 km/h.

Nonostante le frizzanti prestazioni gli interni erano molto accessoriati e rifiniti con numerosi dettagli in pelle e radica che ricordavano che ci si trovava su una sportiva britannica in cui eleganza e prestazioni devono andare a braccetto.

Incredibilmente quello che era nato come un progetto scartato dalla Jaguar divenne l'arma della riscossa Aston Martin passando alla storia come una delle vetture più vendute della casa in tutta la sua storia.

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